Que viva Canada!

Davanti alle canne di un organo monumentale la direttrice del coro erinnico (ci sono degli uomini, ma la furia dei coristi e’ esplosiva) si contorce, si agita al suono, ai suoni delle voci ululanti, intermittenti come goccie di pioggia che scivolano e rimbalzano su cascate ghiacciate.

Nel buio della nascita ( come in ogni momento teatrale) si ascolta lo strazio, grottesco o tragico, Tanya Tagak ha il volto  della medusa, I suoi occihi e I suoi lineamenti si dilatano,  creatura antropomorfica dalle teste, anzi le voci silibilanti di un’Idra, come le voci di Fiona Shaw (vista a Toronto) nella terra desolata di Eliott, un esercizio di metavoci in un metaspazio fatto di  un binario illuminato da una lampadina cirrotica in  un edificio scoliotico della distillery Toronto cosa hai fatto ? ).

La batteria e’ jungle con potenza ritmica e scansione totemica , il violino lacera il suono cucendone appendici, rivoltando la fodera di quel concerto che ti avvolge come un mantello.

Tanya e’ preceduta da un innuit che si definisce eschimo e canta una canzone tradizionale. Si definice un eschimo, cidice che  lui e Tanya sono eschimesi. Lo dice con dileggio e Tanya Tagak  parte per un viaggio da terre lontane , di emisferi segregati e sistemi cosmogonici, forse interrotta un’ora e mezzo dopo dal pubblico esausto e febbrile che deve applaudire, che deve abbracciare questa anfora cava che traduce I suggerimenti del vento.

Tanya e’ tutto , una bambina implorante, un vecchio assatanato, il dio cattivo e quello buono, il potere e la sconfitta; urlano i suoni, si acquietano e diventano ninnananne, strida di neonati, gemiti imploranti e distrutttivi. Dalle sue spire escono Biork, Diamanda Galas..io ma quante cose sei  Tanya ?

Ha cantanto in uno dei piu’ begli spazi musicali di Toronto, la chiesa anglicana di Trinity St Paul. Il posto e’ squallidino, il tempo si e’ fermato, ma l’acustica e’ splendida.

‎Appena arrivato alla fine degli ’80 avevo visitato la sede di un gruppo pro aborto che era in questa chiesa. Non capita tutti i gorni.

Certo la scena a Toronto e’ in zone non battute dall’uomo di plastic, la donna finta,  c’e’ una scena rap ed una elettronica che s’intersecano e una di musica contemporanea che s’ibrida con loro.

E infatto il rapper Shad sale sul palco per un duo con Tanya.‎ Quasi a riportare ordine nel caos iniziale, un ruolo insolito per il rap.

Ma certamente per solidificare un’amicizia tra sfruttati e vittime. Solo a Toronto puo’ succedere senza fanfare, con una normalita’ che appare asfittica, anemica ma e’ anche forza di un pragmatisco e di una creativita’ timida soltanto nella promozione.

Que viva Canada!

Tanya Tagak

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